“il mistero nero” di Velly a Palazzo Poli
Ottanta opere (disegni, acquerelli, incisioni, olii) provenienti perlopiù da collezioni private (alcune opere dell'artista sono nelle Collezioni Barilla, Olivetti e Moravia), in mostra a Palazzo Poli, per riportare l'opera di Jean-Pierre Velly (Audierne 1943- Trevignano 1990) nella cerchia dei grandi artisti contemporanei. Un viaggio all'interno dell'affascinante "mistero nero" dell'artista bretone, attraverso la metafora alchemica della Melencolia di Dürer che apre significativamente il percorso espositivo.
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Invito-Velly

“il mistero nero” di Velly a Palazzo Poli

PALAZZO POLI – (FONTANA DI TREVI)

17 min (1,4 Km)

Via Poli, 54

JEAN-PIERRE VELLY – L’OMBRA E LA LUCE

dal 22 marzo al 15 maggio , 2016

ORARIO DI APERTURA
da martedì a domenica 10:00 > 19:00
BIGLIETTO
Ingresso libero

official website

Si inaugurerà il 22 di questo mese la mostra Jean-Pierre Velly – L’Ombra e la Luce a Palazzo Poli, la prestigiosa sede espositiva dell’Istituto centrale per la grafica.

A venticinque anni dalla tragica scomparsa di Velly e per la prima volta a Roma dopo la grande mostra a Villa Medici del 1993, le due istituzioni intendono reinserire l’opera e la figura del maestro bretone (Audierne 1943 – Trevignano 1990), Grand Prix de Rome per l’incisione (1966) al posto che gli compete nella cerchia dei grandi artisti contemporanei. La mostra suggerisce un percorso all’interno del nucleo poetico del lavoro di Velly, attraverso la metafora alchemica, ribadita dalla splendida Melencolia I di Albrecht Dürer che apre l’itinerario.

La prima sala, Nigredo, allude allo stadio della trasformazione della materia: qui è Velly stesso, artefice e iniziatore della creazione, ad accogliere i visitatori con una parete dedicata ai suoi celebri Autoritratti. Il processo ideativo dell’artista si precisa attraverso il confronto tra disegni preparatori inediti e prove di stato: dalla “notte eterna dell’universo” emergono le sue magnifiche visioni, le straordinarie incisioni a bulino, che ritrovano il bianco e la luce con stupore, sottraendoli al buio. La seconda sala, Albedo, che rimanda alla purificazione della materia, ospita il nucleo di acquerelli e i disegni a punta d’argento, tecnica dei maestri rinascimentali. La terza sala, Rubedo, offre una selezione dell’opera pittorica.

La pittura è per l’artista approdo finale e rasserenante: “con i colori mi piace poter raccontare che nulla è grave, che un giorno morirò ma l’umanità continuerà”. I bellissimi acquerelli di soggetto floreale stemperano visivamente l’affascinante mistero nero di Velly, chiarendo anche le ambizioni della sua arte. È significativo che la mostra di Jean-Pierre Velly si ponga in continuità ideale con la recente esposizione di Balthus, direttore a Villa Medici ed estimatore del giovane artista, quasi a raccoglierne il testimone: “quando vedo un dipinto di Balthus – dichiarava l’artista bretone a Jean-Marie Drot – mi dico: qui non c’è falsità, non c’è inganno”.

Trinità-dei-Monti

Trinità dei Monti, 1968 – bulino e acquaforte su rame